Il salto con gli sci per decenni non ha assegnato titoli al femminile a Mondiali e Olimpiadi. Dal 2009 le cose, anche abbastanza rapidamente sono mutate, e a Oberstdorf 2021, per la prima volta, le saltatrici si sono potute cimentare sul trampolino grande. Ora, l’unica differenza che rimane al Mondiale è che la gara a squadre donne si fa dal trampolino piccolo, così come la mista, mentre quella degli uomini si fa dal trampolino grande. Per la parità di titoli in una Olimpiade bisognerà, invece, attendere.

Il ritardo riscontrato nel salto con gli sci è stato il motivo base per l’incomprensibile ostracismo verso le donne mostrato da parte della combinata nordica, che ha introdotto gare femminili in Coppa del Mondo e Mondiali solo a partire dall’annata 2020/21 e che rimane l’unica disciplina tra quelle presenti ai Giochi invernali a non assegnare titoli al femminile. Decisione, tra l’altro, confermata dal CIO anche per Milano-Cortina 2026 (e, infatti, le combinatiste hanno inscenato una protesta nel corso della rassegna di Planica).
Le disparità di genere, però, non si misurano solo guardando al numero di discipline aperte alle donne o al numero di specialità che ciascuna disciplina riserva a uomini e donne in occasione delle grandi manifestazioni internazionali. Si misurano anche domandandosi se all’interno della stessa disciplina uomini e donne disputano gare in tutto e per tutto identiche. E riguardo a questo aspetto è emblematico cosa accade nello sci di fondo e come, a partire da questa stagione, la FIS ha iniziato a metter mani.
Basta guardare il programma di Planica 2023 per capire: gara a cronometro di 10km per le donne, di 15 per gli uomini; gara con partenza di massa di 30km per le donne, di 50 per gli uomini; skiathlon con due frazioni da 7.5km per le donne, da 15 per gli uomini; staffetta con quattro frazioni da 5km per le donne, da 10 per gli uomini. In pratica, se escludiamo le sprint (e, comunque, anche in queste competizioni la parificazione è arrivata solo di recente), i fondisti percorrono distanze più lunghe delle fondiste, a parità di tipologia di gara. Da sempre, alle Olimpiadi, ai Mondiali e in Coppa del Mondo… fino alla stagione 2021/22. E già, perché la novità è proprio questa: nel maggio del 2022 la FIS ha deciso di parificare le distanze tra uomini e donne, a partire proprio dalla Coppa del Mondo 2022/23. Finalmente.
Per farlo la federazione internazionale ha messo un po’ mano alle gare in programma: fuori lo skiathlon (senza troppo rammarico per chi scrive, visto che in tale format la prima frazione a tecnica classica è spesso inutile) e competizioni su distanze di 10, 20 o 50km. Così, a Oslo-Holmenkollen, nel secondo week end di marzo ci sarà la prima 50km femminile con partenza di massa della storia della Coppa del Mondo. Vista la celerità con cui le decisioni sono state messe a regime non è escluso che alla prossima edizione del Mondiale, Trondheim 2025, le medaglie verranno assegnate sulle nuove distanze parificate, per Milano-Cortina 2026 chissà.
Da capire, poi, se tutto ciò non forzerà adeguamenti anche nel biathlon, in cui gli uomini percorrono, a parità di format, dai 2.5 ai 5km in più delle donne, e nella combinata nordica, in cui gli uomini gareggiano su distanze doppie rispetto a quelle femminili.

In chiusura, è, però, importante tornare su come è andata al consiglio FIS del maggio scorso. La proposta è stata avanzata in seno alla federazione dall’ex fondista norvegese Vegard Ulvang e presentata con le parole: «For me, we tell a story now that women are not as strong as men. I want to change that». Svezia, USA e Finlandia si sono schierate a favore, Austria e Italia no (ma guarda un po’!) ed è passata con il 57% dei consensi. Gente come Therese Johaug ha, però, storto il naso affermando che televisivamente una 50km femminile potrebbe essere troppo noiosa e lunga da guardare perché ci sarebbe «troppa acqua tra le barche» (ovvero, si formerebbero tanti gruppetti di poche atlete e non ci sarebbe molta incertezza sul risultato finale). Come se, invece, vedere un gruppetto di dieci-quindici fondisti che rimangono in gruppo per due ore e poi scattano solo nel finale è il massimo dell’eccitante. Ma, evidentemente, oltre alle disparità di genere introdotte da format di gara e decisioni dei vertici sportivi, c’è quella dovuta alla narrazione secondo cui qualunque cosa sportiva fatta da maschi è, in partenza, più attrattiva della stessa cosa fatta da donne. Narrazione, evidentemente introiettata anche da atlete di vertice.

Nell’immagine in evidenza: Ebba Andersson taglia vittoriosa il traguardo della 30 km a Planica