All’ultima Olimpiade l’unico oro nello sci alpino è arrivato dal settore femminile, lo scorso anno una azzurra ha vinto per la prima volta la Coppa del Mondo generale e una italiana in questa stagione sta dominando in gigante. Intorno a queste tre grandi, ci sono poi altre atlete in grado di cogliere buoni piazzamenti e di salire anche sul podio. Una vera squadra, cosa che non accade al maschile.

Commentando per la RAI uno dei numerosi successi ottenuti dalle ragazze in questo scorcio di Coppa del Mondo, Paolo De Chiesa ha ricordato come i media, in situazioni simili, siano soliti usare il termine “Valanga rosa“, coniato verso la fine degli anni Settanta per indicare la prima generazione di sciatrici, soprattutto slalomiste, che cominciavano a seguire le orme di Thoeni, Gros e compagnia, la cosiddetta “Valanga azzurra1. De Chiesa si è chiesto perché si usi il rosa e non l’azzurro quando si parla di risultati al femminile. Come se il loro essere donne – aggiungiamo noi – venisse prima del fatto che gareggiano per una squadra nazionale, come se gli unici successi a meritare il colore identificativo dello sport italiano fossero quelli ottenuti dal settore maschile.

L’opinionista RAI, che a suo tempo fu anche protagonista della Valanga azzurra propriamente detta, ha concluso con l’auspicio che d’ora in poi si usi questa locuzione anche quando saranno le sciatrici a dar lustro alla sport italiano.
Al Mondiale di Cortina, prive dell’apporto di Sofia Goggia e con una Brignone sotto tono, le azzurre hanno raccolto meno di quanto ci si aspettasse: un oro con Marta Bassino nel parallelo, una gara di secondo piano per di più condizionata dalla non uniformità della pista, e un quarto posto in combinata con Elena Curtoni. Siamo, però, convinti che in futuro torneranno a fornire grandi prestazioni e metteranno alla prova l’auspicio di Paolo De Chiesa.