Il Mondiale di ciclocross 2025 di Liévin, nord della Francia, è iniziato con un argento italiano che nessuno ha visto. «Per forza, è arrivato in quella inutile gara che è la staffetta mista a squadre», potrebbero dire quelli abituati a derubricare a “inutile” qualsiasi corsa ciclistica cui partecipi almeno una donna. La staffetta vede, infatti, alternarsi in gara, per ogni nazione iscritta, sei concorrenti, tre donne e tre uomini, ovvero un/una rappresentante per ciascuna delle sei categorie che nei due giorni successivi assegnano il titolo iridato (Élite Maschile e Femminile, Under 23 M. e F., Junior M. e F.). Nelle intenzioni di chi ha inserito questa competizione nel programma ufficiale della rassegna dovrebbe, quindi, valere l’esatto contrario: la staffetta dovrebbe premiare la nazione che ha la squadra più completa. Succede, però, che i Paesi Bassi, che potrebbero schierare fuoriclasse che le altre nazioni si sognano, non si iscrivono neanche. E più che la qualità generale, a risentirne è l’appeal mediatico, con il risultato che l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) permette che la staffetta mista vada in scena senza copertura tv o streaming. 

Allora, riformulo: il Mondiale di ciclocross 2025 di Liévin, nord della Francia, è iniziato con un argento italiano che nessuno ha potuto vedere (neanche on demand), perché è arrivato in una gara che non hanno trasmesso neanche Raisport ed Eurosport/Discovery+, che del suddetto Mondiale hanno l’esclusiva.
Chiaramente dispiace non aver assistito alla prova di azzurri e azzurre1 e alla volata che ha visto l’Italia arrivare dietro la Gran Bretagna, ma davanti a Francia e Stati Uniti; però, ciò che mi dispiace ancor di più è sottolineare i pochi risultati, in termine di politiche di parità di genere, ottenuti dall’introduzione della staffetta mista nel ciclocross. 

Si sconfina in quello che da parecchi anni è, per me, un campo di ricerca: le gare miste. Il CIO ne caldeggia l’inclusione alle Olimpiadi e in tutte le rassegne iridate delle varie discipline sportive perché le presenta come un mezzo per ridurre il gender gap nello sport. Per info, vedere la famosa Raccomandazione 11 della Olympic Agenda 2020, di cui ho parlato, ad esempio, in occasione di Parigi 2024.
L’UCI, a suo tempo, ha detto «Obbedisco!» e si è inventata una gara riservata a squadre in cui uomini e donne si alternino: lo ha fatto per i Mondiali di ciclocross, così come per quelli su strada. Però, come per Garibaldi nel 1866, quel piegarsi ai voleri del CIO, deve essere stato frutto di poca convinzione, se il contentino staffetta-mista-ciclocross può essere piazzato a inizio manifestazione, non trasmesso e forse neanche ripreso!2
D’altrocanto, anche il CIO non deve aver rampognato la federazione internazionale di ciclismo in merito alla poca considerazione data alla competizione, visto che già nel 2024 alcuni broadcaster che avevano acquisito i diritti del Mondiale di ciclocross non avevano trasmesso la staffetta mista (vedi Eurosport/Discovery+). Nel 2024 la Rai, almeno in questo, era stata più accorta, ma quanto offerto dal servizio pubblico non era stato in linea con il modo in cui andrebbe narrata una gara pensata per far diminuire le disparità di genere.

La coppia di commentatori Andrea De Luca-Enrico Martello aveva, infatti, corredato la propria telecronaca di affermazioni stereotipiche, tipo 

Poverina, [Zoe Backstedt] è l’unica ragazza in mezzo a tanti maschi.

Sintomo che De Luca e Martello stavano affrontando il tipo di gara con sufficienza e non con la giusta preparazione a monte; senza, tra l’altro, affidarsi al cronometro, unico vero giudice, per capire se la scelta fatta dalla Gran Bretagna aveva avuto un senso oppure no.3