Lo sci nella stagione 2024/25 ha offerto una serie di inattesi ritorni alle gare di campioni e campionesse come Theresa Johaug, Marcel Hirscher, Lindsey Kildow Vonn che qualche anno fa avevano lasciato per volontà di staccare la spina dalle competizioni, pur essendo ancora al top (Johaug, Hirscher), o per i troppi infortuni (Vonn).
Le cose sono andate bene per qualcuna, meno per altri -vedi in particolare Hirscher, fattosi male dopo sole tre gare di Coppa del Mondo-, ma in fondo il tutto sembra in linea con quanto ci avevano già offerto in passato altre discipline: il Niki Lauda vincente o il Michael Schumacher no, nella loro seconda parte di carriera in Formula 1; il deleterio ritorno sotto le luci della ribalta di Lance Armstrong, prima di vedersi tolte per doping tutte le precedenti vittorie al Tour; i successi, sia pure in doppio misto, di Martina Navratilova negli Slam a più di quaranta anni.
Ma mentre si discuteva di questi grandi rientri, in un’altra disciplina invernale, in sordina, è accaduto un qualcosa che eccezionale non è solo perché si parla di snowboard: l’8 dicembre 2024, nello slalom parallelo di Coppa del Mondo disputato a Yanqing, alla veneranda età di 51 anni, l’austriaca Claudia Riegler ha colto il secondo posto. Il sito della FIS ci ricorda che il primo podio della sua carriera è arrivato nel marzo 1997, a Grächen, in una gara di snowboardcross. In mezzo 27 stagioni in cui Riegler ha, in pratica, sempre partecipato a gare di Coppa del Mondo, ottenendo anche sette successi (sei individuali, uno a squadre) e più di trenta podi.
Una longevità paragonabile la si può riscontrare in atleti classe 1980 come l’azzurro Roland Fischnaller (a podio per la prima volta in CdM nel 2001) o l’austriaco Andreas Prommegger (vincitore di due gare nel gennaio 2025); ma anche un Aaron March (classe 1986) e una Lindsey Jacobellis (classe 1985, specialità snowboard cross1) non scherzano.
E non può essere solo questione di infortuni, anche se più comuni in altre discipline in precedenza citate (sci alpino, ciclismo, tennis): in un periodo storico in cui essere vincenti vuol dire non staccare mai (o quasi), disputare a tutta tantissime gare l’anno, evidentemente uno sport un po’ più ai margini della notorietà, come lo snowboard, consente a chi lo pratica, pur ad altissimo livello, di continuare ad affrontare le gare come un gioco, una sfida al tempo che passa, un confronto con chi è più giovane e non come una competizione da vincere per forza, una lotta psicologica, prima ancora che fisica, contro avversari o avversarie. Questo senza scomodare il mitico canadese Ross Rebagliati, che per positività alla cannabis rischiò di perdere l’oro nel gigante di Nagano 1998.
Di contro, le storie di grandi campioni o di grandi campionesse che parlano della pressione di dover sempre over-performare sono sempre più all’ordine del giorno, almeno da quando, nel 2021, Naomi Osaka e Simon Biles hanno squarciato il velo. E le ragioni, che portano al ritiro persone che potrebbero ancora per anni dire la loro, sono quasi sempre riconducibili alla sfera psicologica. Non ultime, quelle addotte da Johannes Thinges Bø, il più forte biathleta della storia, nonostante i suoi appena 31 anni (classe 1993).
Ma tornando alla “stranezza della longevità”, ci sono altri sport che richiedono un grande impegno atletico e che, comunque, consentono di gareggiare ad alti livelli così in là negli anni? Forse il salto con gli sci o, almeno, così suggerisce la parabola di Noriaki Kasai, classe 1972, che lo scorso anno partecipava ancora a gare di Coppa del Mondo (per di più dai trampolini di volo) e che in questa stagione continua a saltare in Continental Cup.
Dedicato a Riegler, a Kasai e a tutte le atlete e gli atleti che mi fanno sentire giovane.
Nella foto in evidenza: Claudia Riegler, prima da sinistra, sul podio di Yanqing, 8 dicembre 2024