Il 1° dicembre 2022, in occasione di Costarica-Germania, match valido per la fase a gironi, cade un grande tabù del calcio professionistico maschile: per la prima volta a dirigere la gara di un Mondiale maschile ci sarà una direttrice di gara, anzi una terna arbitrale tutta femminile. La FIFA, gongolante, si autocelebra con un tweet in cui parla di giorno in cui si scrive la storia

Today, history is made as an all-female refereeing trio taking charge for the first time at a men’s #FIFAWorldCup

Al Mondiale le donne che fanno parte della squadra dei fischietti sono tre, ma la scelta cade su Stephanie Frappart e non potrebbe essere altrimenti. La francese, classe 1983, ha, infatti, già abbattuto tante barriere presenti nel calcio maschile: prima donna a essere designata come arbitra di una gara di Ligue 1 (28 aprile 2019, Amiens-Strasburgo), di una gara per club sotto egida UEFA (2 agosto 2019, Supercoppa Europea), di una gara di Champions League (2 dicembre 2020, Juventus-Dinamo Kiev); nonché prima donna quarto ufficiale a una partita dell’Europeo (Italia-Svizzera, partita inaugurale dell’edizione giocata nel 2021)1.
Ad assisterla in Costa Rica-Germania la brasiliana Neuza Back e la messicana Karen Diaz. Frappart fa anche la quarta ufficiale (o il quarto uomo come continuano indefessamente a chiamarlo i principali media italiani) in due match della fase a gironi; in sei partite lo stesso ruolo è ricoperto dalla giapponese Yoshimi Yamashita, in tre dalla ruandese Salima Mukansanga.
La statunitense Kathryn Nesbitt assiste, invece, il salvadoregno Barton in Inghilterra-Senegal, valida per gli ottavi.

In un dispaccio dell’agenzia di stampa Reuters il capo degli arbitri FIFA, Pierluigi Collina, assicurava poco prima dell’inizio del Mondiale che la presenza di donne direttrici di gara o assistenti «will not face restrictions based on cultural or religious grounds». Già, perché nel Paese cui la FIFA ha concesso questa rassegna iridata le donne sono soggette alla “tutela” di un guardiano che decide per loro in fatto di matrimonio, di possibilità di studiare o viaggiare all’estero, di lavorare in uffici pubblici e chissà quante altre cose nella vita di tutti i giorni.
Ma, a suo tempo, la certificazione per legge della disparità tra qatarioti e qatariote non fu considerato motivo sufficiente per non tenere in conto della candidatura dell’emirato all’organizzazione del Mondiale 2022. Le parole di Collina fanno pertanto sorgere il sospetto che la FIFA stessa abbia dovuto chiedere un permesso per convocare anche arbitre e assistenti donna o almeno accertarsi che la loro presenza in campo non avrebbe urtato la cultura e le tradizioni maschiliste del paese ospitante.
Senza contare la possibilità di rightwashing concessa al Qatar che potrà sempre vantarsi di aver ospitato il primo Mondiale della storia del calcio maschile in cui le donne hanno arbitrato. Qualora, ovviamente, l’emirato voglia in futuro ritenere tale fatto degno di essere messo a valore.

Nell’immagine in evidenza: la crew arbitrale di Costarica-Germania: da sinistra a destra Karen Diaz, Stephanie Frappart e Neuza Back. In mezzo a loro il quarto che stavolta è davvero uomo (l’unico), l’honduregno Said Martinez.