A Milano il 13 maggio si terranno le elezioni per la presidenza del CONI. Quattro i candidati, anzi per la prima volta nella storia dello sport italiano sarebbe più corretto parlare di tre candidati – il presidente uscente Malagò, il numero uno di federciclismo negli ultimi sedici anni Di Rocco, il capo della Federgolf Chimenti – e di una candidata, Antonella Bellutti. Atleta a tutto tondo, da juniores è stata ostacolista di livello; poi si è dedicata al ciclismo, conquistando su pista due ori olimpici (inseguimento, Atlanta 1996, e corsa a punti, Sydney 2000), un oro e un argento ai Mondiali, due Coppe del Mondo e un oro europeo; infine, è salita come frenatrice di un’altra olimpionica, Gerda Weissensteiner, sul bob a due in occasione delle Olimpiadi invernali di Salt Lake City. Un impegno per il movimento sportivo che è continuato fuori dalle competizioni, una volta appese scarpette, biciclette e bob al chiodo: membro della Giunta Nazionale del CONI -dal 2000 al 2004-, membro della Commissione Ministeriale per le Pari Opportunità nello Sport, attivista LGBT, testimonial dal 2000 di Assist, l’Associazione Nazionale Atlete.

Eppure come candidamente ha dichiarato l’ultimo arrivato in fatto di candidature, Franco Chimenti, sceso in campo ma comunque elettore di Malagò (non chiedetemi cosa significa),

Ci sono state delle candidature alternative [a Malagò], una quella di Renato Di Rocco, assolutamente rispettabile, e quella di Antonella Bellutti che, mi permetto di dire, avere scarse possibilità.

La candidatura Bellutti è, dunque, non rispettabile? O lo è in funzione della scarsa possibilità che il governo dello sport, a forte componente maschile, le dia credito? Del resto, i numeri fanno rabbrividire:

  1. I presidenti delle 44 federazioni affiliate al CONI costituiscono il 60% dei 74 grandi elettori che il 13 maggio confermeranno o meno Malagò. Tra di loro solo una donna, Antonella Granata, capo della Federazione Italiana Giuoco Squash e bisogna anche esserne contenti…
  2. Malagò, in qualità di presidente uscente, e l’altro membro del CIO, Ivo Ferriani, hanno diritto di voto. E siamo 45 a 1.
  3. Gli altri 28 votanti sono rappresentanti di atleti, dirigenti, tecnici, discipline associate, organi periferici e altre associazioni. Le donne sono 11 e, quindi, il computo totale dice 62 a 12.

I margini perché il 13 maggio possa accadere qualcosa di veramente dirompente sembrano non esserci. Un “sogno”, però, noi ce l’abbiamo: se proprio non potrà essere Antonella Bellutti a emulare Antonella Granata, speriamo che chi si congratulerà con il futuro presidente CONI lo faccia recandogli lo stesso omaggio ricevuto da Antonella Granata. Un mazzo di fiori.
Già, perché evidentemente gli stereotipi di genere in seno al governo dello sport vanno molto al di là di quanto le cifre possano far percepire.

Trovate qui una bella intervista rilasciata da Bellutti a Giorgia Bernardini per Ultimo Uomo.
E qui il sito del comitato “Bellutti presidente”