For the first time, men eligible to compete in Artistic Swimming at the Olympic Games in Paris 2024

Gli uomini possono per la prima volta gareggiare nel nuoto artistico alle Olimpiadi! Sul social X World Aquatics il 22 dicembre 2022 comunicava così la soddisfazione per la caduta di uno degli ultimi tabù di genere che resistevano nell’ambito dello sport a cinque cerchi1. Il tweet era corredato da una foto di Giorgio Minisini e Lucrezia Ruggiero al Mondiale di Budapest. Del resto, a tutto il 2022 gli uomini si erano visti in vasca alle rassegne iridate solo nel duo misto e, con i russi e Mal’cev fuori per questioni belliche, il nuotatore italiano era l’icona da presentare, dall’alto dei suoi tre successi mondiali (successi che -nel frattempo- sono diventati quattro).
La specialità che vedeva nuotare insieme un uomo e una donna è stata, quindi, inserita dal CIO nel programma olimpico? No. Allora, magari, è stata inserita una specialità tipo il solo maschile riservata esclusivamente agli uomini? No, neanche questo. E allora questa strombazzata apertura in cosa consiste esattamente?

La chiave è tutta in quella parolina inglese usata nel tweet di World Aquatics e dallo stesso CIO nella pagina che spiega quanto accaduto, “eligible“, un termine che fa venire in mente le votazioni, ma che chiarisce bene la situazione, visto che “eleggibile” ed “eletto”, anzi, “eletta”, al femminile, sono due cose ben distinte. Come dimostra, ad esempio, l’attuale composizione del Parlamento italiano (donne 33%, uomini 67%), nonostante tutte le misure introdotte per salvaguardare la parità di genere nelle liste elettorali.
Possibilità e non certezza, quindi, che a Parigi nel 2024 in gara nel nuoto artistico ci siano anche uomini. Una sfumatura non da poco che si spiega come segue: nel dicembre del 2022 il CIO, in accordo con la federazione internazionale, ha modificato la gara a squadre di nuoto artistico inserita nel programma olimpico e l’ha resa open rispetto al genere, permettendo alle singole nazioni di presentarsi in vasca con una quota “celeste” pari al più al 25%, ovvero al più due uomini sulle otto che compongono la squadra (l’uso del femminile sovraesteso è assolutamente volontario).

Il CIO ha, quindi, lanciato il sasso e nascosto la mano? Da un lato, sì, visto che sta alle singole federazioni nazionali se includere o meno uomini all’interno delle proprie squadre. In realtà, chiarire in che senso Losanna ha incluso o, meglio, ha pensato agli uomini, è una questione tecnica, che va (molto) al di là delle mie conoscenze della disciplina. Volendo, però, semplificare il discorso e guardando quanto accaduto ai Mondiali di Fukuoka del 2023 e di Doha del 2024, si può dire quanto segue:

  1. La gara a squadre fu introdotta in occasione di Atlanta 1996. Prevedeva due routine, programma tecnico e programma libero, e dalla somma dei punteggi ottenuti nelle singole prove si otteneva la classifica finale. A Parigi 2024 le routine saranno tre: tecnica, libera e acrobatica, ma c’è un vincolo sul numero totale di partecipanti (96 slot tra chi partecipa al duo femminile e/o alla gara a squadre). 
  2. Agli ultimi due Mondiali le tre routine hanno assegnato ciascuna un proprio titolo iridato. Una singola nazione ha potuto, quindi, schierare squadre diverse nelle tre gare. Al netto di questa considerazione, il dato è che sono stati impiegati uomini solo nella routine acrobatica: nel 2023 tutte i tre team saliti sul podio (Cina, Stati Uniti, Giappone) erano scesi in vasca in formazione sette donne/un uomo; stessa composizione nel 2024 per Cile, Italia e Stati Uniti, mentre la Thailandia (che non si è qualificata per la finale) aveva sei donne/due uomini. 
  3. La routine acrobatica prevede più salti e meno parti di gambe e, quindi, avere in squadra qualcuno con più forza nelle spinte, anche se con meno tecnica di base, può essere ritenuto un vantaggio. Cosa che potrebbe spiegare perché l’inclusione dei “sincronetti” è partita da questa specialità e perché il CIO l’ha aggiunta al programma olimpico della gara a squadre.
  4. L’Italia ha fatto scendere in vasca Minisini anche in occasione della finale del programma libero ai Giochi europei del 2023.  

Il vincolo sul numero totale di partecipanti sembra il vero ago della bilancia perché i singoli Comitati Olimpici Nazionali potrebbero essere costretti a portare in tutto solo otto atlete. E con otto posti a disposizione, il posto per l’uomo ci sarà o no?
Chi di sicuro farà di tutto per esserci è Bill May, il 45enne che a Doha ha appena vinto un bronzo mondiale nuotando una routine acrobatica cucita intorno a lui. Il tema si chiamava, infatti, “Amazons and Hercules” e lui, Ercole, era in prima fila durante tutta l’esibizione. Lo statunitense più di venti anni fa dovette rinunciare a partecipare all’Olimpiade di Atene, nonostante avesse vinto anche titoli nazionali nel duo (femminile) insieme con Kristina Lum, perché agli uomini non era permesso pensare di competere nel nuoto -all’epoca- sincronizzato. Se, infatti, per le donne conquistare spazio in ambito olimpico voleva e vuol ancora dire appropriarsi di discipline o specialità che esaltano la forza e la resistenza, vedi il pugilato o la 50 km di fondo, per gli uomini sono gli sport che esalatano la grazia e l’eleganza dei movimenti quelli ritenuti pericolosi per la mascolinità o, meglio, per l’immagine che la mascolinità deve dare di sé. E l’apertura sia pur parziale del CIO può essere un modo per… “Redefining masculinity” in sede olimpica, per citare il titolo del tema presentato a Doha nel solo, programma libero, dell’atleta belga Renaud Barral. Che, ahimé, a luglio, a Parigi, in gara non ci sarà di sicuro.