Lo si era detto al momento del sorteggio della fase a gironi: nonostante la Juventus fosse inserita in terza fascia e la Roma in quarta, il passaggio del turno era più alla portata delle giallorosse. La squadra guidata da Alessandro Spugna, che è nettamente in testa in campionato, ha vinto la Supercoppa italiana a novembre scorso ed è in finale di Coppa Italia, ha avuto il merito di riuscire a sfruttare a pieno l’occasione e si è, così, guadagnata la possibilità di confrontarsi con il Barcellona all’altezza dei quarti di finale di Women’s Champions League.
Nel corso del girone, per le partite interne contro Slavia Praga, Wolfsburg e St. Pölten, la Roma era andata a giocare al Domenico Francioni di Latina perché lì c’è l’impianto di illuminazione e al Tre Fontane (casa della Roma in campionato) no. Per il match di andata contro le blaugrana la società ha finalmente “concesso” l’Olimpico, lanciando lo slogan “Una sola voce”, perché «una è la Roma: non c’è una Roma Maschile, non c’è una Roma Femminile e non c’è una Roma Primavera. C’è la Roma.», come si legge sul sito ufficiale della società. Lodevole passo in avanti, che fa leva sul tifo come fattore identitario e punta ad allargare così il seguito avuto dalle giallorosse. Certo che quanto successo la scorsa stagione al Camp Nou, proprio all’altezza dei quarti di finale di Women’s Champions League contro il Real Madrid, è di un altro livello: 90mila persone allo stadio e un gigantesca scritta “More than empowerment” che spiegava alle avversarie di quella sera come il Barcellona femminile fosse qualcosa di più di una semplice manovra finanziaria legata a un brand.

Martedì 21 marzo, davanti a 40mila spettatori circa1 è andata, dunque, in scena per Bartoli e compagne questa prima assoluta… nello stadio di casa. Una bella partita che le campionesse di Spagna hanno vinto 0-1 (gol della 19enne Paralluelo a fine primo tempo) e che ha lasciato rimpianti a entrambe le contendenti. Senza le parate di Ceasar, il Barcellona al quarto d’ora della ripresa poteva tranquillamente essere avanti di tre gol, ma nell’ultima mezz’ora sono state le giallorosse ad andare vicine al pareggio in almeno tre occasioni. Discorso qualificazione aggiornato al ritorno al Camp Nou, in programma mercoledì 29 marzo, anche se le speranze per la Roma sono davvero poche.

Prima dell’incontro dell’Olimpico il programma dei quarti si è aperto con la sfida tra il Bayern Monaco, 2° in Frauen Bundesliga, e l’Arsenal, che è attualmente 4° in Women’s Super League, ma un mesetto fa ha vinto la Coppa di Lega. Un primo tempo contratto, illuminato dal gol di Schüller su cross di Rall che ha portato avanti il Bayern, un secondo tempo che ha visto prima un palo e due tiri miracolosamente salvati sulla linea per le gunners, poi una serie di pericolose ripartenze delle tedesche, ma nessuna altra rete. Anche qui passaggio del turno decisamente aperto.
Mercoledì 22 marzo si sono giocati gli altri due quarti in programma. In entrambi una squadra francese giocava in casa, in entrambi la squadra ospite ha vinto 0-1. La sconfitta interne delle campionesse in carica dell’Olympique Lione contro il Chelsea dovrebbe far notizia. Il fatto è che le lionesi, in questa stagione di Champions, sembrano l’ombra di se stesse e anche nel girone hanno stentato tanto, (vedi la sonora sconfitta subita in casa per 1-5 dall’Arsenal e i due pareggi con la Juventus che sono valse una qualificazione “di corto muso”). Anche contro il Chelsea tanta tecnica, un po’ sfortuna (palo di Cascarino nella ripresa), ma poca capacità di mettere sotto le avversarie, che alla fine con un bel gol a metà primo tempo di Reiten sembrano a più di metà dell’opera.
L’ultima partita, Paris Saint Germain-Wolfsburg, si è decisa intorno al quarto d’ora della ripresa e ha visto l’arbitra Welch e l’addetto VAR Darren England protagonisti2. Al 54′ la giudice di gara fischiava un rigore per le padrone di casa: Hegering, cercando di intervenire su Karchaoui, appena entrata in area da sinistra, toccava lievemente la palla e poi il ginocchio della francese. A mio parere, un fischio che ci poteva stare, uno di quei rigorini che, se vengono accordati da chi dirige bene, sennò fa nulla; e, invece, il VAR è intervenuto e ha convinto l’arbitra a cambiare decisione.
Meno dubbi, invece, su quanto accaduto qualche minuto dopo nell’area opposta. Su corner, stacco di Oberdorf in mischia e De Almeida toccava di mano: la distanza era ravvicinata, ma il braccio era alto e, se non ci fosse stato, quella palla sarebbe andata in porta. Welch impallata, ha fatto proseguire salvo poi ricredersi davanti al monitor. L’olandese Janssen, dal dischetto, ha poi sancito la vittoria del Wolfsburg. Parziale, perché questo match sembra più aperto di quello di Stamford Bridge.

In attesa che la prossima settimana ci dica come vanno a finire le cose, un’osservazione per chiudere. Le otto squadre arrivate ai quarti di finale sono tutte affiliate a club che provengono dai cinque campionati nazionali maschili più importanti (in stretto ordine alfabetico: Bundesliga, Liga, Ligue 1, Premier, Serie A). Era accaduto lo scorso anno, quando la UEFA aveva fatto debuttare la nuova formula a gironi, non era mai accaduto prima.