Eccola lì, la prova. Schiacciante e bella come non mai. Il più avido leone da tastiera, quello che aveva subito condiviso nel corso del Mondiale del 2019 l’invito del Foglio a bucarle quel pallone1, quello che non ha perso un attimo a far sapere quanto non gli interessava l’album Calciatrici della Panini, quello secondo cui la prima cosa da decostruire è la femminilità tossica… Nessuno di loro, neanche nei più lieti sogni costellati da rivalse verso giocatrici di pallone che mettono in dubbio la loro mascolinità, avrebbe potuto immaginare di avere un giorno a disposizione una dimostrazione così incontrovertibile di quanto permettere alle donne di calcare il terreno verde significhi distruggere l’essenza stessa del football.
Questo fantasmagorico assist a porta vuota è stato fornito il 24 giugno 2025 dalla Nazionale femminile svizzera, che, in ritiro a Nottwil per preparare l’Europeo che la vedrà nazione ospitante, ha giocato in amichevole contro la squadra Under 15 maschile del Lucerna, compagine della Super League2, e ha perso 7-1. Come se non bastasse, l’incontro non è stato a porte chiuse, qualcuno lo ha filmato e le immagini di ragazzini, che corrono in mezzo a giocatrici rossocrociate spaesate, sono finite sul web.
Qualcosa in più sul contesto.
Ma perché le svizzere hanno giocato contro degli Under 15? È una prassi comune? E si verificano sempre score di questo tipo? Per prima cosa mi sento in dovere di fare qualche indagine in più sul match “incriminato”.
Inutile sperare di ottenere info aggiuntive da chi ha ripreso la notizia o ha postato il video con l’unico intento di attirare le attenzioni del popolo maschile di cui sopra e di cui è senza dubbio parte integrante. Per costoro la Svizzera è la Nazionale di Alisha Lehmann, che, per ragioni estetiche e capacità comunicative, ha poche rivali in fatto di follower tra le colleghe calciatrici. Eppure, l’ex Aston Villa, ora alla Juventus, è così poco centrale nell’attuale progetto della ct Sundhage, che non ha giocato neanche un minuto nell’amichevole contro la Repubblica Ceca, vinta dalle elvetiche 4-1 il 26 giugno (ovvero, due giorni dopo il misfatto).
Per fortuna c’è qualche sito che si è preoccupato di andare a vedere cosa dicevano in Svizzera. È così che approdo a Blick, quotidiano in lingua tedesca e francese, che risponde ai miei dubbi di carattere tecnico. Sven Micossé, capo ufficio stampa della ‘Nati’ -come viene da loro affettuosamente chiamata la Nazionale- assicura che, a questo livello della preparazione, è usuale affrontare squadre giovanili maschili, serve per testare la resistenza fisica delle calciatrici e il risultato non conta. Nei giorni precedenti la sconfitta con il Lucerna, ad esempio, le svizzere hanno perso 1-2 con l’Under 15 del Solothurn e vinto 2-1 con l’Under 15 del Biel. A porte chiuse.
Qualcuno fa forse notare a Micossé che, comunque la si veda, perdere 1-7 è un pessimo viatico e, allora, spuntano un po’ di scusanti: c’erano delle assenze, il primo tempo di 30′ è finito 1-3 e poi, negli altri due tempi, c’è stato spazio per tutte (26 le svizzere in totale scese in campo).
Riguardo il video. È montato in modo che le azioni della Svizzera, gol compreso, siano tutte alla fine, dando l’impressione che avvengano sullo 0-7, e non nel corso del primo tempo, quello più combattuto. Serve ad alimentare l’idea che le svizzere sono scarse. Su quanto la cosa sia scorretta non voglio, però, soffermarmi.
Al di là del risultato, occasionalmente disastroso, il dato è che la Nazionale femminile numero 23 nel ranking FIFA ritiene un buon allenamento, in vista di una grande manifestazione, confrontarsi con squadre giovanili maschili, per la fisicità, la velocità e la capacità di fraseggio che queste mettono in campo. Così come, a pochi mesi da USA ’94 l’Italia di Sacchi riteneva utile giocare (e perdere) contro il Pontedera, in quel momento in testa al suo girone di C2; o il Brasile di Lazaroni, già in ritiro in vista dell’esordio a Italia ’90, considerava probante sfidare (ed essere sconfitto da) una selezione di giocatori umbri che militavano in C.
Mi fermo. In cerca di confronti sono finito a parlare di calcio_maschile. Mi viene in mente la gag di Alexandra Popp…
Circolo vizioso.
Dopo i due gol alla Francia in semifinale a Euro 20213, il giornale satirico FUMS ha scritto che la Germania dovrebbe convocarla per il Mondiale maschile in Qatar e ne posta una sua foto photoshoppata con baffi. Popp apprezza lo scherzo e alla successiva conferenza stampa si presenta con dei veri finti baffi.
A monte, nella narrazione del calcio giocato dalle donne o, meglio, nella dialettica imposta calcio_maschile vs. calcio_femminile, c’è un gigantesco circolo vizioso: nel giudicare quanto offrono le calciatrici in campo si fa riferimento agli stilemi imposti da decenni passati a guardare prevalentemente o esclusivamente partite maschili; nel momento in cui una atleta fa qualcosa di sensazionale, le si dice, a seconda dei casi, che ha fatto una cosa da uomo/potrebbe giocare con gli uomini/non è una donna.
È una dinamica che influenza chi in questi anni si è avvicinato con curiosità e interesse al mondo del pallone al femminile, dopo averlo considerato solo a sprazzi in passato, anche a causa della scarsa copertura televisiva. Influenza anche me. Così tanto che la prima cosa che mi è venuta in mente, leggendo notizie come quella del 24 giugno, è stata:
Calma, ci saranno delle attenuanti. E, comunque, adesso, dobbiamo fornire delle spiegazioni sul perché attendiamo lo stesso con ansia l’inizio dell’Europeo femminile.
Ma dare spiegazioni a chi? A chi pensa che questo spazio recentemente dato alle donne nel calcio sia frutto del “politicamente corretto”? A coloro cui il circolo vizioso di cui sopra offre la possibilità di parlare a priori di universale inguardabilità del calcio_femminile? A chi volutamente ignora che in Inghilterra, patria del football, erano in 74mila a vedere la finale di FA Women Cup 2025? È come sentirsi in dovere di giustificare la propria diversa visione del mondo di fronte a gente che pensa che immigrati e delinquenti siano sinonimi o che “non esistono ne*ri italiani”.
La Svizzera femminile ha perso in allenamento 1-7 contro una Under 15 maschile? E allora? Chissenefrega.
Lo sviluppo del calcio giocato da donne non è una concessione alla necessità di essere politicamente corretti. È la reazione a un mondo, quello del pallone, che è stato ideologicamente scorretto, per cento anni e più.
L’Europa è piena di maschi alfa che non aspettano altro che sparare a zero sulle giocatrici. Con la differenza che in tanti posti chi prende le decisioni ha capito quale potenziale, anche economico, possa avere facilitare l’accesso al gioco alla sempre più numericamente rilevante popolazione femminile interessata al calcio.
E se i ragazzi di quattordici anni giocano in modo diverso e si impegnano perché non vogliono essere sconfitti dalle femmine, chissenefrega.